La targa di via Sebenico

Non ho mai capito perché i miei genitori mi abbiano chiamata Laura.

E non Maura, per esempio. O Marina. O Marta. O Michela.

Tutti i componenti della mia famiglia hanno un nome che comincia per M: Marco, Matilde, Matteo, Maria. Tutti tranne me.

Ho sempre pensato che nella targa rossa smaltata appesa al cancello di casa nostra, il mio nome stonasse. Quell’unica iniziale diversa era un segnale di qualcosa, una dissonanza, un primo scollamento dai miei consanguinei.

Era una bella targa, quella di via Sebenico 10, con i nomi incisi uno dopo l’altro in corsivo in una grafia che a me pareva antica, pomposa.

Quello di mia sorella minore, Maria, era stato aggiunto in un secondo momento in modo un po’ goffo, rendendo la composizione, nell’insieme, un po’ scalcinata e probabilmente distante dall’idea iniziale del fabbro, che forse avrebbe voluto trasmettere sobrietà agli ospiti che varcavano la soglia di casa.

Nonostante non mi appartenga personalmente, la lettera M è sempre stata importante nella mia vita. Eppure, ho scelto di continuare a rendere protagonista del mio vissuto la lettera L, quella stessa L che, ogni volta che rientravo a casa dei miei, mi infastidiva vedere, solitaria, sulla targa rossa di via Sebenico 10.

Mia figlia si chiama Lia, e l’altro giorno mi ha detto: mamma, quando sarò grande non vorrò uscire di casa perché altrimenti mi perderò.

Allora io le ho risposto: non preoccuparti, non ti perderai perché appenderò fuori dalla nostra casa una targa enorme con il tuo nome, una bella targa rossa, in modo che tu possa vederla da lontano. E la tua bellissima, sinuosa, curvilinea L occuperà finalmente lo spazio che la nostra iniziale merita.


Nunca entendí por qué mis padres me llamaron Laura.

Y no Maura, por ejemplo. O Marina. O Marta. O Michela.

Todos los miembros de mi familia tienen un nombre que comienza con M: Marco, Matilde, Matteo, Maria. Todos, excepto yo.

Siempre he pensado que en la placa de esmalte rojo que colgaba del portón de nuestra casa, mi nombre estuviera desafinado. Esa única inicial diferente era señal de algo, una disonancia, una primera separación de mis familiares.

Era una placa hermosa, la de via Sebenico 10, con los nombres grabados uno tras otro en cursiva con una letra que me parecía antigua, pomposa.
El de mi hermana menor, María, había sido añadido posteriormente de forma un tanto torpe, haciendo que la composición en su conjunto resultara un poco gastada y probablemente se alejara de la idea inicial del herrero, que quizás quería transmitir sobriedad a los invitados que cruzaban el umbral de la casa.

Aunque no me pertenezca personalmente, la letra M siempre ha sido importante en mi vida. Y, sin embargo, he optado por seguir haciendo de la letra L la protagonista de mi vida, esa misma L que, cada vez que volvía a casa de mis padres, me fastidiaba ver, sola, en la placa roja de via Sebenico 10.

Mi hija se llama Lía, y el otro día me dijo: mamá, cuando sea mayor no querré salir de casa porque si no me perderé. Entonces le respondí: no te preocupes, no te perderás porque colgaré una placa enorme afuera de nuestra casa con tu nombre, una placa roja hermosa, para que puedas verla de lejos. Y tu preciosa, sinuosa, curvilínea L ocupará por fin el lugar que merece nuestra inicial.