L’isola

Mi sono sempre piaciute le navi, più degli aerei, per questa sensazione di libertà che da vedere il mare davanti a sé, appoggiarsi alla ringhiera di prua e scrutare l’orizzonte, nell’attesa che una striscia di terra compaia in lontananza. È qualcosa di atavico, che mi connette con i miei avi, con le mie radici, con le origini della vita che è nata nell’acqua.

E poi c’è la lentezza, il piacere – e la difficoltà – di lasciarsi andare all’ozio, far passare il tempo senza nessun proposito, solo con la voglia di esserci, di sentirsi parte di un momento unico e irripetibile.

Questa volta, la traversata è stata corta. L’isola si vedeva già dal minuscolo molo di partenza, raggiunto dopo aver percorso una lunga strada circondata da immensi uliveti, arsi dal sole.

Sono stati solo 10 minuti, ma di pura meraviglia: sotto di noi, sotto quella nave vecchia e arrugginita che deve aver già fatto avanti e indietro centinaia, migliaia di volte in quell’identico tratto di mare – in realtà però sempre diverso, perché né le onde, né l’acqua sono mai le stesse – si vedeva perfettamente il fondale sabbioso, a solo 2 o 3 metri dalla superficie così turchese da sembrare un miraggio del cristallino.

In lontananza, una tartaruga nuotava placidamente verso chissà quale destinazione, o nessuna, perché forse non le importa il dove, ma solo continuare a spostarsi e assecondare l’istinto.

E poi, quando la sgangherata barca si è girata per dare le spalle al porto di arrivo e attraccare, l’isoletta è sembrata volerci accogliere con un affettuoso, comprensivo e assolutorio abbraccio. Ho avuto la sensazione che volesse dirci: lasciate di là, sul continente, le vostre zavorre, e portate con voi solo spazio bianco, da dipingere con i miei colori.

Non serve molto qui, c’è tutto quello di cui avete bisogno: cicale, alberi da frutto, gradazioni di azzurro a non finire, acqua salata e vento che scompiglia i capelli, pesciolini che mordicchiano i piedi.

Perché vi ostinate a volere di più, quando qui vi attendono attimi di pura felicità? 

Come darti torto, isola. Per essere felice a me sei bastata tu.